Questo rituale (rito suicida) viene attuato quando un guerriero viene ferito in maniera grave da non permettergli una vita da guerriero.
La traduzione letteraria del nome di tale rito è “il tempo di morire”.
Eseguito dal guerriero che non è più in grado di combattere, viene portato a a termine dal figlio maggiore di questi, o da un amico intimo. Mentre il compito del celebrante è solo (anche se qui solo è abbastanza) quello di trafiggersi il petto con il rituale pugnale, compito del figlio, o amico che sia, non è solo quello di preparare il pugnale e porgerlo al suicida, ma è anche quello di estrarre la lama dal petto esamine, pulirla e riporla nella custodia.
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