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Allenamento
Aggiornamenti sull'allenamento, di Bruno Bordoni
L’allenamento con i pesi permette di migliorare la prestazione sportiva
incrementando parametri come velocità, coordinazione e forza, stabilità
articolare e quindi funzionalità motoria. È assodato oramai che si prevengono le
ingiurie poiché tra le motivazioni, il bodybuilding permette al sistema nervoso
centrale di “leggere” correttamente i segnali provenienti dalla cute, dagli
organi, dai legamenti, dai tendini e dalle fibre muscolari impostando una serie
di risposte di ritorno con il fine ultimo di muoversi senza danneggiare
l’organismo intero. Diventa fondamentale allora inserire nei programmi sportivi
e di riabilitazione delle schede che includono del training con sovraccarichi,
ove non solo si migliora l’estetica ma, pure il controllo neuromuscolare
allontanando lo spettro dei traumi muscolo-scheletrici.
TECNICA DEL PRE-ESAURIMENTO
Questo studio uscito a maggio 2003 sulla rivista The Journal of Strength and
Conditioning Research, prese in esame gli effetti del pre-esaurimento sugli arti
inferiori usando il leg-extension e a seguire del leg-press. Furono presi in
considerazione per testare i risultati 17 uomini sani ed effettuarono sia
l'approccio con la tecnica in questione, sia senza tale metodica ma sempre con
set di 10 ripetizioni massimo. Si registrarono i valori elettromiografici (EMG)
del quadricipite (retto femorale e laterale) e del grande gluteo simultaneamente
durate il leg-press; si documento inoltre a seconda o meno della presenza della
tecnica usata il numero delle ripetizioni finali. L’attivazione dei ventri
muscolari del quadricipite fu minore alla leg-press quando pre-affaticati con la
leg-extension, senza cambiamenti di sorta per il grande gluteo. Il numero delle
ripetizioni effettuate alla leg-press fu ridotto quando si associò il
pre-esaurimento. I ricercatori conclusero, e chi leggerà il libro del
sottoscritto edito da Elika troverà il medesimo riscontro, che la tecnica del
pre-esaurimento è da sconsigliare, in quanto i muscoli allenati risultano meno
coinvolti, con minore espressione di forza, di risultati in termini di
ipertrofia e performance generale.
ALLENARE GLI ADDOMINALI
Questo articolo apparso a febbraio del 2003, sempre sulla stessa rivista
scientifica citata prima, prese in esame alcuni mezzi di allenamento
pubblicizzati con grande enfasi per la stimolazione del retto dell’addome,
comparando i risultati ottenuti con il classico crunch libero. Il presupposto di
tale ricerca è che molto spesso quando viene pubblicizzato un prodotto di
qualsiasi specie e indipendentemente dall’obiettivo, mancano le prove
scientifiche. Bisogna rendersi conto che non si può improvvisare, né tantomeno
seguire la scia di quello che piace; occorre sempre porsi delle domande: “E’
giusto quello che sto facendo?” “Perché lo sto eseguendo?”. Questo studio
utilizzò 4 mezzi per gli addominali pubblicizzati da altrettanto 4 marchi
differenti, con l’ausilio di 10 uomini e 10 donne sane e giovani, comparando poi
con un classico crunch. I soggetti furono valutati con una videocamera per
valutare poi con strumenti più sofisticati i movimenti muscolo-articolari (ROM),
con la presenza di particolari elettrodi di riferimento sul corpo. I ricercatori
dopo attenta valutazione, conclusero che il ROM e quindi l’attività muscolare a
livello del tronco è maggiore con il classico crunch, mentre è minore con gli
altri mezzi. Da notare che nell’articolo sono stati citai i nomi delle marche.
Questo significa che l’intervento completo del retto dell’addome è insufficiente
con i mezzi pubblicizzati mentre è fattibile stimolare pienamente il muscolo in
questione senza vincoli di sorta.
ALTE E BASSE RIPETIZIONI
Una ricerca publicata l’anno scorso sulla prestigiosa rivista the European
Journal of Applied Physiology, prese in esame gli adattamenti muscolari a
seguito di allenamenti con alte o basse ripetizioni. 32 uomini sedentari
parteciparono a due mesi di training, suddivisi in 4 gruppi di lavoro: un gruppo
per effettuare basse ripetizioni, 3-5 massimo, per 4 set con 3 minuti di riposo
tra un esercizio e l’altro; un gruppo con ripetizioni intermedie, 9-11 per 3 set
e due minuti di pausa; un gruppo per espletare tante ripetizioni, 20-28, per due
set con un minuto di riposo; un gruppo di controllo senza effettuare alcun tipo
di allenamento. Gli esercizi scelti furono la leg-press, lo squat e
leg-extension, con una presenza di due giorni a settimana per il primo mese, e 3
volte a settimana per il secondo mese. Si prese in esame la massima forza
espressa, il massimo numero di ripetizioni effettuate rispetto al 60% della
capacità totale di carico (1RM), parametri cardiorespiratori all’inizio e alla
fin dello studio. Si utilizzarono anche campioni bioptici, prelevando il tessuto
muscolare prima e dopo i mesi stabiliti, per valutare anche l’adattamento
cellulare e vascolare. La massima forza aumentò significativamente con il gruppo
di basse ripetizioni rispetto agli altri, mentre il massimo numero di
ripetizioni chiaramente si evidenziò per il gruppo delle alte ripetizioni con
miglioramenti nei parametri aerobici. La risposta ipertrofica dei muscoli si
ebbe per i primi due gruppi, mentre nessun significativo incremento si registrò
per il terzo gruppo. Si concluse che se l’obiettivo è l’aumento di forza
occorrono basse ripetizioni e carichi elevati, mentre se l’obiettivo è la
risposta ipertrofica i carichi devono tendenzialmente ridursi per consentire
massimo una dozzina di ripetizioni. Se si effettua invece un allenamento con
bassi carichi e tante ripetizioni non si otterrà alcun adattamento
neuromuscolare e fenotipico verso le fibre bianche ma al contrario, solo alcune
migliorie aerobiche.
LA STIMOLAZIONE DEL GH
Uno studio Giapponese apparso su una rivista scientifica dal nome lunghissimo
sempre nel 2003, esaminò gli effetti della risposta dell’ormone della crescita a
seguito di allenamento. Furono sottoposti a questo protocollo di ricerca 8
soggetti e tanto per cambiare, coinvolgendo gli arti inferiori prendendo in
esame a seconda dell’intensità usata, la secrezione del GH. Per farla breve si
concluse che se i carichi usati sono elevati con basse ripetizioni (90% di 1RM),
la risposta del GH è bassa; se al contrario, si inserisce dopo le serie pesanti
un set leggero (50% di 1RM) è fattibile stimolare in maggiore quantità il GH
dopo l’allenamento. Occorre considerare però che sussistono molteplici isoforme
del GH, con differenti compiti all’interno dell’organismo, ancora per molti
versi oscuri e non approfonditi, Non si conoscono neppure tutti gli stimoli in
grado di dare l’avvio alla secrezione. Affermare quindi che una tecnica
piuttosto che un’altra è in grado di ottenere in circolo maggiore ormone della
crecsita, non significa necessariamente ottenere una risposta ipertrofica
superiore. Occorre a volte prendere per il verso giusto il risultato di uno
studio e non come fanno molte ditte di integratori o latro, manipolandone i
risultati per avvallare quanto pubblicizzato. Il GH subito dopo l’allenamento
serve per ripristinare l’omeostasi energetica, mentre alla sera dopo un buon
allenamento aiuta a riparare i tessuti. Ma ancora molto occorre studiare.
COSA BISOGNA ASSUMERE DOPO UNA PRESTAZIONE DI ENDURANCE
L’attività di endurance come ad esempio quando si utilizza il tapis roulant o il
cicloergometro, ha molteplici vantaggi; sulla funzionalità cardiovascolare, sui
parametri ematici, sulla perdita di adipe e via discorrendo. Diversi atleti o
persone che si allenano in palestra con regolarità, si rivolgono all’endurance
come motivazione principale, per divertimento o come integrazione alla loro
scheda con i pesi. La maggior parte di essi però non adeguatamente assume dei
nutrienti post-workout, rallentando il recupero e/o i progressi. Uno studio
interessante uscito agli inizi del 2003 eseguito dall’Università di Fort Worth
in Texas, ha preso in esame quale “beverone” deve essere assunto a seguito del
training di endurance a sostenuta intensità di lavoro, circa il 65-75% del
VO2max. Per rimpiazzare il glicogeno perso, per dare un maggiore stimolo
anabolico per la sintesi proteica riparando quindi i tessuti danneggiati con
l’allenamento, con tempi di recupero e adattamento brevi e superiori, occorre
rivolgersi ad un mix di proteine e zuccheri ed elettroliti (questi ultimi non
indispensabili). Le performance seguenti all’integrazione ebbero valori
nettamente migliori, proprio grazie a questa mistura. Si vide che anche senza
l’aggiunta di elettroliti come il potassio, il sodio, il cloro e altri, tali
sostanze furono recuperate in ogni caso con la bevanda proteine-carboidrati. La
bevanda di circa 400ml era composta da 0,2g di proteine per chilo di peso
corporeo e di 0,8g di carboidrati per chilo di peso subito dopo il training; 4
ore dopo fu somministrato ancora sotto forma di bevanda una mistura simile ma
con valori di proteine e zuccheri superiore (0,10g per Kg e 0,40g per Kg
rispettivamente). Si può concludere affermando che non bisogna avere timore a
rivolgersi a dei carboidrati dopo una sessione di allenamento o al contrario si
andrà in sovrallenamento senza risultati e vantaggi; inoltre anche se non si
sarà precisi nelle misurazioni della bevanda, l’importante è assimilare dei
nutrienti dopo il training come proteine e zuccheri, in modo da sfruttare la
capacità dell’organismo di metabolizzarli senza farci ingrassare e al contempo
recuperare in tempi ridotti. Questo rimane valido sia nelle attività con
sovraccarichi come il bodybuilding, sia nelle performance di endurance.
I PESI POSSONO RALLENTARE I RISULTATI DI ENDURANCE?
Secondo una ricerca dell’Università di Jyvskyla in Finlandia pubblicato su una
prestigiosa rivista medico-scientifica in agosto del corrente anno, un
allenamento con i pesi cercando di sollevare il carico velocemente, migliora la
dinamica della marcia con prestazioni migliori. Come è possibile questo? Come
troverete nel mio libro, il bodybuilding permette di ottenere un ottimo
controllo neuromuscolare, forza, velocità, tono, elasticità e quindi
coordinazione superiore. Significa che i soggetti che perseguono in maniera
costante un training in sala pesi, possono controllare meglio l’intervento dei
loro distretti muscolari, economizzando infine il gesto atletico o nel
quotidiano, senza sbavature. Molteplici studi stanno venendo alla ribalta
affermando che senza un aumento della funzionalità muscolare seguendo certi
approcci (palestra), si allontaneranno gli obiettivi prefissati rispetto a chi
invece si allena con i pesi affiancando tale sistema al suo normale iter di
preparazione, indipendentemente dalla tipologia di sport. E questo è valido come
concetto anche in ambito della riabilitazione per tantissime condizioni
patologiche.
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