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Allenamento
Aggiornamenti sull'allenamento, di Bruno Bordoni
L'allenamento in palestra offre una serie di vantaggi per la persona,
innumerevoli e indiscussi, sia dal punto di vista estetico che non guasta ma, pure dal lato della salute. L'ausilio dei pesi e delle attrezzature è
necessario per raggiungere un livello di qualità di vita ottimale, mantenere
un quadro di benessere soddisfacente e procrastinare eventuali sintomi
patologici negativi. Per le persone con problemi e disturbi fisici il bodybuilding-fitness diventa un mezzo terapeutico, in grado di combattere le collateralità della malattia e, quando possibile, ripristinare l'indipendenza
funzionale del paziente. Per fare degli esempi, uno studio prestigioso di quest'anno (Am. J. Kidney Dis. 2004 Vol. 43 N. 4), volle valutare se dei pazienti con disturbi renali, non ancora sottoposti a procedura di dialisi, erano in grado di abbassare il livello di sostanze infiammatorie sistemiche e migliorare lo status nutrizionale, ricorrendo agli esercizi da palestra. Ebbene, dopo 3 mesi di training, non solo i parametri di coefficienza muscolare migliorarono (forza e massa) ma, si abbassarono i mediatori dell'infiammazione e incrementò la qualità dell'introito alimentare, senza registrare effetti negativi di alcun tipo.
Occupiamoci adesso delle novità che dalla letteratura risaltano, per aggiungere qualche tassello in più al nostro bagaglio culturale ed implementare i risultati dell'allenamento.
CARNOSINA, TAURINA, CARNITINA.
La carnosina è un dipeptide (beta-alanil-L-istidina) riscontrabile nel tessuto
muscolare e nervoso. Da uno studio recente (Amino Acids 2004 Vol. 26 N. 1)
emerge che le concentrazioni di tale sostanza variano a seconda del sesso di
appartenenza, con maggiori livelli nel sesso maschile, almeno su modello
animale. Ci sono differenze anche in base all'età, legate ai valori circolanti
di testosterone e, probabilmente, anche a seconda del distretto muscolare preso
in esame. Per quest'ultimo concetto, uno studio del 2002 su uomini sani, rivelò
in effetti che i muscoli ricchi di fibre bianche ne possedevano in percentuali
superiori, rispetto a muscoli ricchi di fibre aerobiche. Quindi anche il tipo di
attività fisica è predittiva della quantità riscontrabile. Si può ipotizzare che
nei soggetti anziani i livelli di carnosina siano minori e, sempre ipotizzando,
si potrebbe suggerire dell'integrazione mirata. Secondo un altro studio (J.
Muscle Res. Cell Motil. 2004 Vol. 25 N. 3), la carnosina è coinvolta nel
processo eccitazione-contrazione del muscolo. Con osservazioni in vitro infatti,
la fibra muscolare in presenza di tale sostanza diventa più sensibile al calcio,
potenziando la risposta contrattile con un aumento della forza prodotta, senza
alterare il meccanismo del rilascio-sequestrazione del calcio stesso. Le altre
azioni note della carnosina sono: antiossidante cellulare; agente tampone contro
l'acidità della cellula.
La taurina è un amminoacido semi-essenziale e in forma libera si riscontra in
molteplici tessuti, come il cuore, la retina, il fegato, il cervello, i
leucociti e naturalmente il muscolo scheletrico. Guardiamo le novità più recenti
a proposito di questo già noto amminoacido. Fungerebbe da inibitore di una
sostanza pro-infiammatoria (nf-kappaB), contrastando quindi quadri sistemici
infiammatori e varie infezioni (FEMS Microbiol. Lett. 2003 Vol. 226 N. 2).
Agisce come antiossidante, agganciandosi a delle sostanze ossidanti, rendendole
inerti e/o meno aggressive (Neurochem. Res. 2004 Vol. 29 N. 1). Controlla il
corretto equilibrio della concentrazione di ioni all'interno della fibra
muscolare e del calcio, in modo da mantenere la corretta eccitazione della
membrana, conservando un'adeguata abilità contrattile. L'ingestione per via
orale aumenta il quantitativo di taurina nel muscolo, contrastandone la perdita
da esercizio fisico e aumentando la quantità di performance (J. Orthop. Sci.
2003 Vol. 8 n. 3). Riduce il riscontro di crampi muscolari da esercizio
prolungato intenso, e in quei casi di mal funzionamento epatico dove sussiste un
più rapido affaticamento, ne contrasta l'insorgenza.
La carnitina è una molecola molto nota in ambito sportivo e medico; si citeranno
soltanto le ultime novità. Uno studio recente su modello animale (ratti) valutò
le differenze di concentrazione della carnitina a seconda dell'età, e i valori
ematici a seguito di ingestione (J. Lipid Res. 2004). Negli animali più anziani
le percentuali nel cuore, muscolo scheletrico, corteccia cerebrale e ippocampo
furono ridotte del 20%, rispetto a soggetti più giovani. L'integrazione orale
invece aumentò i livelli tissutali dei ratti anziani, ripristinandone il
quantitativo ma, senza incrementarne invece la quantità nei soggetti giovani.
Questa ristorazione di carnitina, sempre nei topi più anziani, permise di
contrastare l'aumento di colesterolo e trigliceridi nel sangue, eventi questi
tipici dell'avanzare dell'età. Si può dedurre che l'integrazione ha effetti solo
se si è di fronte ad una situazione di necessità, concetto questo per nulla
banale. Un altro studio recente e sempre sui topolini, volle valutare l'effetto
di una combinazione tra carnitina e acido lipoico (ALA o vitamina N), con
animali giovani e più vecchi (Mech. Ageing Dev. 2004 Vol. 125 N. 7). Si
evidenziò che nei soggetti con età avanzata, si ristorò il complesso
antiossidante collegato al glutatione (il secondo più potente antiossidante
endogeno), contrastando efficacemente gli insulti alla cellula derivanti proprio
dall'ossidazione.
ALLENAMENTO E DIABETE.
L'attività fisica è una componente fondamentale nel trattamento del diabete,
cioè l'assenza nella produzione di insulina (diabete giovanile o di tipo I) o,
l'inefficiente produzione o resistenza dei tessuti alla sua azione (diabete
della maturità o di tipo II). Il training svolto su base regolare a sufficiente
livello, ha numerosi favorevoli effetti, tra cui: decrementare l'adipe
viscerale; migliorare il controllo glicemico e la sensibilità all'insulina;
incrementare la massa muscolare; regolarizzare i parametri collegati al
funzionamento cardiovascolare. Un ulteriore conferma deriva da uno studio di
quest'anno, ove dei diabetici seguirono un allenamento con i pesi per sei
settimane (Diabetes 2004 Vol. 53 N. 2). L'allenamento da palestra incrementò il
contenuto di GLUT-4 (proteina che agisce in sinergia con l'insulina, e non solo,
e facilita il trasporto di materiale edibile ed energetico all'interno della
cellula muscolare), i recettori per l'insulina e la quantità-qualità degli
enzimi deputati a sintetizzare glicogeno. Si migliora quindi il rapporto tra
l'insulina e gli organi bersaglio, con estremo beneficio per i pazienti. Un
altro studio prese in considerazione delle donne con diabete collegato alla
maternità, e gli esercizi da palestra (Am J. Obstet. Gynecol. 2004 Vol. 190 N.
1). Si concluse che l'allenamento aiuta a contrastare il ricorrere alla terapia
con l'insulina, grazie ad un migliorato controllo glicemico. È sempre bene
affidarsi al proprio medico prima di intraprendere l'attività fisica, perché
potrebbero esserci delle variazioni nell'ammontare terapeutico.
IMMUNOSENESCENZA.
L'immunosenescenza è il deterioramento di molte funzioni del sistema
immunitario, come ad esempio un'incrementata suscettibilità alle infezioni,
tumori e malattie autoimmuni. Uno stile di vita corretto e sano, una dieta
adeguata e attività fisica costante, sono in grado di influenzare positivamente
tale fenomeno. Un moderato livello di training in persone anziane, stimola la
produzione di IL-2 (interleuchina), una multifunzionale citochina coinvolta nel
mantenimento dell'equilibrio linfocitario, normalizzando la funzione
immunitaria, secondo uno studio recente (BMC Geriatrics 2004 Vol. 4 N. 8). Una
ricerca sempre recente ma, che riguarda l'osteoporosi, dimostra, ancora una
volta, come del training con i pesi stimoli un positivo turnover osseo, sino ad
un massimo di 8 ore dal termine dello stimolo meccanico. I valori ritornano
normali dopo un massimo di 24 ore (Int. J. Sports Med. 2004 Vol. 25 N. 7).
Quando si è di fronte ad una persona anziana, indipendentemente dal sesso di
appartenenza e, se non ci sono contro indicazioni di sorta, è fattibile
indirizzarlo verso la palestra per migliorare e/o mantenere il suo status
fitness. Ricordo che una cattiva funzionalità muscolare è correlata con un
rapporto direttamente proporzionale al tasso di mortalità/morbilità. Per una
persona anziana che ripristina la sensazione di benessere e quindi di felicità,
si vede migliorare ancora di più il suo sistema immunitario, come recenti
ricerche evidenziano. C'è una stretta relazione infatti tra il tempo impiegato
in attività fisica (non più di 3 giorni a settimana) e la soddisfazione per la
propria esistenza.
CONTRAZIONE ECCENTRICA.
Come ben sapete, la contrazione eccentrica accade quando il distretto muscolare
viene allungato, ad esempio per abbassare un manubrio. Quando si effettuano molteplici contrazioni di questa tipologia con un ritmo lento, e si va a misurare al termine del lavoro il picco di tensione/forza generato, si noterà un calo di questo picco, cioè il muscolo in questione è più debole. Questo concetto prende il nome di: "depressione a bassa frequenza". Si è notato che quando sussiste un allungamento del muscolo con delle contrazioni eccentriche lente, rispetto alla stessa quota di lavoro ma, con movimenti più rapidi, la diminuzione della forza è più pronunciata (J. Appl. Physiol. 2004 Vol. 97 N. 10). Le motivazioni non sono ancora del tutto note ma, un simile risultato potrebbe avere delle implicazioni in ambito sportivo e riabilitativo.
Naturalmente quando la muscolatura ha a disposizione il tempo necessario per
recuperare, la forza ritorna ai valori iniziali. Per quanto riguarda
l'allenamento, se si esegue un simile approccio ad un gruppo muscolare, occorre tenere presente che per il successivo esercizio o gesto atletico che coinvolga direttamente o indirettamente gli stessi muscoli, i coefficienti di prestazioni saranno ancora più bassi (occorre tenere presente anche la somma con le varie cause note di affaticamento).
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