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Wellness

Le “pillole” che hanno fatto la storia, di Dr. Francesco Di Pierro


Come è ben noto, in Cina, in India e in altre aree asiatiche, lo sviluppo scientifico è stato per molti millenni “in anticipo” rispetto all’Europa. Nel settore dei medicinali ad esempio, già nel 2000 a.C. venivano impiegate “porzioni monodose” di preparati medicamentosi. Queste, nell’aspetto, potevano ricordare le nostre compresse attuali. Le prime “pillole” della storia contenevano così zenzero (anti-nausea), rabarbaro (lassativo), papavero (stimolante) e ginseng (tonico).


 

Il farmaco però più “virtuoso” della storia della medicina è senza dubbio di origine europea. Il suo nome era TERIACA. La formula originaria fu invenzione di Mitridate, re del Ponto, che se ne serviva quotidianamente come antidoto per scongiurare l’eventualità di venire avvelenato.
Lo bevve con tale frequenza da assuefarsene (mitridatismo). Quando, per non cadere nelle mani dei legionari romani, cercò di avvelenarsi non vi riuscì e, per togliersi la vita, dovette ricorrere alla spada.
Andromaco il Vecchio, medico di Nerone, ne perfezionò la composizione aggiungendo carne di vipera essiccata e ne fece il rimedio contro tutti i mali, il farmaco più potente del mondo. A lungo venne considerato tale.
Ancora nel Medio Evo, gli speziali (un misto tra droghiere e farmacista) ne preparavano grandi quantità. Il preparato poteva avere varie forme: rotonda, triangolare o quadrata. Erano frutto della compattazione dei vari ingredienti e a quel tempo, invece che chiamarsi capsule o compresse, venivano chiamate trocisci.


La “rivoluzione” farmaceutica per eccellenza coincide però con la scoperta-invenzione della famosissima ASPIRINA. La storia merita di essere raccontata:
Ippocrate già nel 400 circa a.C. descriveva l’impiego della corteccia del salice per abbassare la febbre e ridurre il dolore. Nel 1829 alcuni scienziati scoprirono che responsabile di quell’attività era un composto che identificarono come acido salicilico. Il prodotto non venne lanciato sul mercato a causa dei problemi gastrici che provocava. Nel 1853 un francese (C.F. Gerhardt) migliorò la formula riducendone la gastrolesività. Incapace di vedere lontano, il francese abbandonò le ricerche su quella formula che venne invece ripresa nel 1899 da un chimico tedesco (F. Hoffmann) che lavorava presso i laboratori della Bayer. Hoffmann testò il nuovo principio attivo (ora acido acetilsalicilico) sul padre che soffriva di una forte manifestazione artrosica. Il farmaco funzionò a meraviglia e Hoffmann convinse la Bayer a lanciarlo sul mercato. Nel 1915 le prime compresse di aspirina invasero il mercato con il nome registrato di Aspirin (A da acetil; spir da spirea ulmaria, la specie botanica impiegata per ottenere l’acido salicilico; in perché molti farmaci a quel tempo finivano in “in”). Curiosamente la Bayer fu costretta a rinunciare al marchio Aspirin nel 1919 in seguito al Trattato di Versailles, che la Germania sottoscrisse a causa della sconfitta riportata nel primo conflitto mondiale.
 
Conosciuta come "acido", la dietilamide dell'acido lisergico (LSD) è l'allucinogeno più diffuso in Italia e nel mondo e, per questo, entra di diritto in quel gruppo di pillole che “hanno fatto la storia”. Il "viaggio” o "trip" che provoca può durare fino a dodici ore. L’LSD interviene sulle percezioni sensoriali, modificandole. Modifica infatti la percezione della realtà, fa vedere cose che non ci sono. Il tatto è esaltato e si può perdere il senso del tempo. La facoltà di giudizio può essere modificata. L’LSD può far salire la temperatura del corpo, aumentare la pressione del sangue, provocare tachicardia e dare senso di vertigine e nausea.
Tutte reazioni che si manifestarono per la prima volta nel chimico svizzero della Sandoz Farmaceutici Albert Hoffmann nel 1943 quando, a partire da un alcaloide ottenuto dalla segale cornuta, ottenne per sintesi successiva l’LSD. La reazione durò circa due ore. Ovviamente l’LSD è tuttora illegale.
  
La “pillola” per antonomasia è senza dubbio quella anticoncezionale. Era il 9 maggio 1960 quando la Food and Drug Administration (FDA) - l'organo che regola la distribuzione di farmaci negli Stati Uniti – diede il via alla commercializzazione della pillola anticoncezionale negli Stati Uniti. Da allora le donne di tutto il mondo (in Italia a partire dal 1972), hanno cambiato per sempre il rapporto con la propria sessualità. La pillola ha infatti permesso loro di controllare e gestire in maniera autonoma il rapporto con il sesso e di decidere i tempi e i modi del concepimento. Era il 1950 quando Gregory Pincus, un biologo americano, venne incaricato (in un’ottica di pianificazione delle nascite) dello sviluppo del “contraccettivo ideale", che fosse innocuo, completamente affidabile, pratico e universale. Pincus sviluppò una pillola contenente estrogeni e progestinici che, impedendo il rilascio di ovuli dalle ovaie femminili, erano in grado di prevenire il 99% delle gravidanze. Nel giro di pochi anni, la pillola venne testata su 6000 donne (tra Portorico e Haiti) prima di essere messa in commercio nelle farmacie americane nel 1960. Oggi la pillola anticoncezionale viene impiegata anche come preventivo contro l'insorgenza di cisti ovariche, tumori benigni alla mammella e nel trattamento dell’acne.
  
Pillole divenute molto famose negli ultimi 20 anni, i cosiddetti integratori alimentari costituiscono una delle pagine più nere della farmaceutica e della parafarmaceutica mondiale. Grazie a normative decisamente poco chiare, gli “integratori” possono contenere da miscele di vitamine ed oligoelementi ben calibrati per qualità e dosaggio a prodotti erboristici di dubbia sicurezza ed attività; da derivati botanici altamente standardizzati e titolati in principi attivi alla più semplice cartilagine di squalo propagandata anche come antitumorale. Ancora oggi il settore dell’integrazione è una nicchia (si fa per dire, muove al contrario migliaia di miliardi!) nella quale il consumatore è poco tutelato dalle leggi pressoché assenti e da una scienza che riesce con difficoltà a far sentire la propria voce. Le ricerche più avanzate in questo settore sono di sicuro appannaggio mondiale della svizzera Roche (per ciò che concerne le vitamine) e dell’italiana Indena (per ciò che concerne i derivati botanici). Ancora troppo poco.
  
La pillola più famosa oggi è comunque il Viagra. Blu, piuttosto costosa ma attiva, funziona in alcuni tipi di disfunzione erettile del pene. Scoperta per caso, ha dato il via alla ricerca di numerose altre sostanze e ha aperto nuovi settori di applicazione per i prodotti farmaceutici. Già, non è solo l’impotenza maschile oggi ad esser diventata uno degli obiettivi prioritari delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo, ma l’intera sfera sessuale sia maschile che femminile: molto presto verranno infatti sviluppati farmaci anche contro la frigidità femminile.

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